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The Loner

Bankitalia: troppe tasse e le imprese faticano

Finanza personale
02/08/2013

Impresa, dalle tasse arriva il semaforo rosso

   
(da La Stampa, 2 agosto 2013)
 

Siamo il Paese dello scenario europeo dove si evade di piu’, ma anche uno tra quelli in cui il peso del Fisco e’ particolarmente pressante, soprattutto sulle imprese. Cio’ ha ripercussioni negative anche sul sistema industriale italiano: come suggerito da Bankitalia sulla scorta di una sua recente indagine, la priorita’ dovrebbe essere una riduzione del costo del lavoro in aggiunta d una diminuzione del carico fiscale gravante sulle imprese.

Le imprese in Italia sono schiacciate dalle tasse

Bankitalia ha recentemente individuato un quadro di debolezza sostanziale del sistema industriale italiano. Tutti i settori mostrano un’attivita’ produttiva molto piu’ lenta rispetto a prima dell’ultima recessione economica con l’eccezione del settore dei prodotti alimentari e farmaceutici. I dati raccolti con la ricerca dimostrano che per aumentare la competitivita’ la ricetta da adottare dovrebbe essere una riduzione del costo del lavoro in aggiunta a una riduzione del carico fiscale e dei costi energetici.

Secondo gli economisti, infatti, il carico fiscale delle imprese italiane e’ piu’ di 8.5 per cento superiore alla media dei paesi dell’area euro, e che, se si aggiunge anche l’incidenza dell’imposta sulle societa’ regionali, che in eccesso viene aumentato al 13 per cento.

Infine, Bankitalia indica che le imprese italiane devono anche subire ulteriori spese dal tempo assorbito dalla complessita’ di amministrazione fiscale, e dai costi che sono meno quantificabili e piu’ indiretto, come ad esempio l’incertezza causata dai continui cambiamenti di regole e regolamenti.

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Sodo Caustico

Atleta da pentathlon.

Gli USA non finiscono, né finiranno, di stupire: come un’araba fenice riescono sempre a rinnovarsi e trovare nuove occasioni di crescita, ripetendo (all’infinito?) il mito del “Far West” con le sue praterie da conquistare.

Una primaria società di consulenza (che non citiamo, essendo in “conflict of interest”) ha previsto un brillante futuro per gli USA basato su 5 elementi di sviluppo: energia, commercio, analisi informatica, infrastrutture, talento; che porterebbero ad un contributo annuale di 150 miliardi di dollari nel 2020 ed a milioni di nuovi posti di lavoro: gli investimenti fatti ora daranno frutti nel medio-lungo termine. Gli USA sono formichine, mica cicale mediterranee…

Lo sviluppo delle tecniche di estrazione di “shale energy”, gli investimenti in infrastrutture e nel manifatturiero ad alta intensità tecnologica (il “back to USA”) potrebbero creare 5.3 milioni d nuovi occupati. La parte del leone verrebbe dalle ricadute derivanti da investimenti nel “talento”: l’istruzione come mezzo e strumento di crescita per lavori qualificati, che in un circolo virtuoso formano la base indispensabile su cui le imprese investono.

Vediamo un po’…: in Italia non investiamo in nuove energie (le pale eoliche guastano il paesaggio), infrastrutture (la TAV è opera del diavolo), talento (meglio ignoranti: così non capiscono…?). Meglio, molto meglio le notti bianche all’Idroscalo e le passeggiate serali ai Fori Imperiali (dove prevediamo che Colosseo e sacri Fori saranno chiusi per sciopero degli addetti e comunque inavvicinabili causa blocco stradale dei taxisti).

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Sodo Caustico

Svegliati, Giacomino!

Grandi eventi ci attendono: l’implosione avvenuta di Scelta Civica porterà ad una rapida diaspora di forze in parte dirottate sugli scogli dell’UDC ed in parte su un barcone di migranti in attesa di amorevole sollievo: ed il primo che arriva “prende tutto”; la prevedibile rottura del fragile sodalizio fra ex-comunisti ed ex-democristiani sull’altare delle conseguenti decisioni sull’ineleggibilità di Berlusconi, che esploderà al momento del suo voto in Senato: e “Giovanni Senza Terra” Renzi potrà finalmente assurgere a meritata “nota a pie’ di pagina” visto il suo “sotto il vestito, poco”; la parziale fuoriuscita dei pochi “sani di senno” del PdL che non si piegheranno, “more solito”, ai “diktat” di “padron Silvio” e che già soffrono le parole di chiamata alla “guerra civile” pronunciate dall’ineffabile “bocca di fuoco” dell’ex-comunista, ex-seminarista, ex-ministro ai Beni Culturali (sic!).

In questo scenario lontano dall’idillio (il caldo estivo da’ alla testa ed anche più in basso), unica certezza è che non si andrà a votare in autunno con l’attuale legge elettorale e con questo Presidente della Repubblica. Ed allora?

Allora, “diamoci da Fare, Giacomino!” e cerchiamo una rapida aggregazione di forze liberal-democratiche. E dimentichiamo, please!, le parole dette in libertà da “Libera e Bella” che chiama a raccolta le forze berlusconiane: niente da fare, LdM non riesce mai ad andare oltre una risicata “pole position”.

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Sodo Caustico

“guerra civile” o “colpo di stato”? questo è il triste dilemma.

La tetra parola “guerra civile” pronunciata da un parlamentare di lungo corso ed ex-ministro si deve annoverare fra le “caudane” estive o sotto c’è qualcosa di più, oltre al tentativo di far apparire per perseguitato chi da 20 anni perseguita il paese? Appare la classica “chiamata” di un atto di forza, quindi contro la legge, contro il parlamento, contro il governo, contro la costituzione; essendo quello che è: un atto rivoluzionario, sortirà effetto? Delle due l’una: o i cittadini sono stremati e disinteressati delle vicende di un “criminale seriale”, o ci sono (ma quanti?) dei cittadini pronti a prendere le armi (perché senza armi, che “guerra civile” sarebbe? Un’opera buffa, nello stile preferito del “criminale seriale”? Suvvia, qui si tratta di persone che hanno fatto la storia della massoneria deviata, P2 e dintorni: rileggersi “La P2. Nei diari segreti di Tina Anselmi”, Chiarelettere, 2011).

Faremmo torto alla intelligenza dell’ex-ministro, per quanto egli sia “servo contento d’esserlo”, se non prendessimo sul serio le sue minacce.

In un paese “con gli attributi” la situazione che stiamo vivendo sarebbe, invece e purtroppo, occasione unica ed irripetibile per quello che si chiama “colpo di stato” ad opera dei militari: crisi politica endemica, disonore delle istituzioni, assenza di alternative democratiche, ripetuto ricorso ad elezioni sempre più infruttuose, divisioni insanabili fra partiti reciprocamente delegittimati, forze che a vario titolo ripetono “arrendetevi, siete circondati”, “questo è un colpo di mano dei magistrati”, “basta con le persecuzioni”. Ma non ci sono più i militari di una volta: o no? Vedi mai che importeremo, ad ulteriore vergogna, colonnelli dall’Egitto: lì hanno tradizione esperienza ed attributi per colpi di stato (seriali), oltre a mezzi smisurati (ben finanziari dal “kingmaker” di tante rivoluzioni e contro-rivoluzioni).