Berlusconi si rilassa nella quiete di Villa San Martino, mentre i suoi piu’ appassionati si agitano sulle spiagge e affittano monomotori con annessi striscioni inneggianti al loro leader.
Capitali asiatici si spostano in misura massiccia in Europa, riducendo la loro esposizione agli Stati Uniti quando anche il guru Soros comincia a scommettere su un ribasso del mercato americano. Chi guarda all’Europa, invece, trae ispirazione dal refolo di vento di una qualche, timidissima ripresa (non sembra tanto vera, purtroppo, a causa di un forte effetto lag nel secondo trimestre nel settore delle costruzioni in Europa Continentale; stiamo comunque a vedere).
Il Mediterraneo si infiamma con le vicende egiziane. Si impegnano i bagnanti sul litorale orientale della Sicilia, mentre sembrano sonnecchiare i potenti, minacciando tutt’al piu’ di rivedere i rapporti economici dei propri paesi con l’Egitto.
Uscendo dalla cronaca quotidiana, noto i risultati di una ricerca riportata dal Corriere della Sera, senza grande enfasi.
Da questa recente ricerca emerge come il valore dell’accountability individuale, magari non esplicito ma sicuramente centrale alle nostre principali tematiche di discussione, non sembri ricoprire importanza o priorita’ per gli italiani, posizionandosi al 56 posto su 100 valori individuali che si vorrebbero vedere affermati nel nostro Paese.
Il corollario di questa ricerca veda l’Italia affermarsi come il paese con il piu’ alto tasso di entropia culturale tra i 19 studiati. L’entropia culturale cosi’ misurata rappresenta un indice affidabile relativo alla propensione al caos sistematico. In questo, l’Italia e’ prima assoluta, battendo persino il Venezuela.
Ecco, proviamo a guardare oltre i cespugli del fitto bosco in cui siamo finiti.
Nel breve, magari brevissimo, gli indicatori sembrano puntare al sereno e ci possono far guardare con un alito di rinnovata speranza alle nostre annose e tutte italiche tematiche, tipo la comprovata assurdita’ del redditometro, la palese insostenibilita’ dei conti dell’INPS, le surreali pensioni dei “furbetti del retributivo” come Sentinelli, Gamberale, e vari altri.
Non dovremo dimenticare pero’ che questo non e’ un Paese normale. Ci vuole un’impresa assolutamente straordinaria per raddrizzarne le sorti nel medio-lungo periodo.
La mission che ci dovremo porre deve riflettere tale straordinarieta’. Cosi’ come l’assetto organizzativo ed il dispiego di risorse non possono essere ispirati ad autoreferenzialita’ e modelli antiquati.
Rendiamocene ben conto, perche’ l’impegno non diventi mera dispersione di energie.