Uno scorpione chiese ad una rana di traghettarlo, sulle spalle, sull’altra riva del fiume; gracida ma non fessa, la rana osservò che appena si fossero trovati nel mezzo del fiume, lo scorpione l’avrebbe punta col suo pungiglione portandola a sicura morte; lo scorpione controbatté che in tal caso sarebbero morti entrambi, non sapendo egli nuotare: cosa che certo lo scorpione non voleva; convinta, la rana si caricò lo scorpione sulle spalle ed incominciò, nuotando, la traversata. Giunti a metà del guado, la rana sentì sul suo collo la puntura del pungiglione dello scorpione, segno della morte sicura; urlò quindi allo scorpione: “che hai fatto? moriremo!” il quale rispose serafico: “non ci posso far nulla: è nella mia natura”.
Nella metafora, il ruolo dello scorpione è quello del … dite la vostra, noi abbiamo la nostra e la teniamo in serbo per stupirvi!