C’è una Bit-coin mania, la moneta virtuale con cui pagare in modo anonimo ed elettronico, seduti a casa, senza commissioni bancarie, che non perde valore e che viene accettata dalla controparte in transazioni “peer-to-peer”. E’ una moneta che non è emessa da nessuna banca centrale e non “gira” su circuiti bancari o delle carte di credito, quindi non addebita commissioni; la sua emissione non è sostenuta da riserve d’oro o dalla fiducia e firma dello stato (solvibile o meno); non c’è controllo sulla sua emissione e sulla sua circolazione nel circuito web; non essendo emessa da una banca centrale, questa non può accrescerne la circolazione emettendone di nuova, quindi il valore del bit-coin non segue l’andamento del debito pubblico, del deficit di bilancio, dell’inflazione. I bit-coin sono già stati indicati come la nuova frontiera della monetica: nessun controllo da parte delle banche centrali, massima libertà dell’individuo, nessun costo bancario, trasferimenti solo via web.
Le banche centrali e le istituzioni internazionali che controllano il sistema finanziario tradizionale non sono sinora intervenute su questo sistema-ombra che continua a sfuggire ai controlli, essendo inoltre localizzato nel mondo web, senza indirizzo e nazionalità.
Tutto così facile, bello, moderno, tecnologico. Scopriamo di più, che ne dite?
Oggi sono in circolazione 11.619.250 bit-coins, che valgono ciascuno 83.66 dollari l’uno (dati pubblicati su www.blockchain.info il 13.9.2013); il valore totale dei bit-coins è di 1.6 miliardi di dollari. Poca cosa rispetto alla dimensione della massa monetaria (nelle sue varie componenti, monete, banconote, conti bancari a vista), ma in potenziale crescita. Fino a quando? Come si muove e perché il prezzo del bit-coin? Come fare per comprarli? E per venderli? E chi ha avuto l’idea e li ha emessi?
L’ideatore dei bit-coins è avvolto dal mistero, e coi tempi che corrono è sicuramente una impresa tenere celato l’autore che nel 1998 ha messo in moto il “nuovo conio”.
I bit-coins si comprano ad una banca virtuale, depositando moneta vera su un conto virtuale (con un banale bonifico dal conto corrente); più alta la somma trasferita, più bit-coins si comprano, come fossero azioni. In caso di vendita, si fa il percorso inverso, chiedendone il rimborso. Trattandosi di “titoli” non quotati, la compravendita di bit-coins non è trasparente come si vorrebbe credere, e forse qualche ulteriore riflessione va fatta sia sulle modalità di transazione sia su chi controlla il processo.
La quotazione non ufficiale dei bit-coins ha avuto un massimo ad aprile 2013 con un “prezzo” di 237.56$ per bit-coin, pari ad una capitalizzazione di 2.215.281.500$; peccato che nello stesso mese la quotazione sia crollata a 83.66$, in concomitanza della crisi-Cipro (isola mediterranea nota anche per essere un centro finanziario off-shore: poche regole, nessuna domanda). Il minimo è stato toccato il 16 giugno 2013 con 60$; l’ultimo “prezzo” disponibile è 141.30$ per una capitalizzazione di 1.641.799.327$. Una altalena vistosa, che se si fosse verificata per una “blue chip” di pari capitalizzazione avrebbe fatto scalpore e suscitato l’interesse dei “regulators” (SEC, SFA, Consob).
Oggi sono in circolazione 11.6 milioni di bit-coins; ne è prevista una emissione massima di 21 milioni; entro il 2017 si prevede che ne siano in circolazione i tre quarti. La richiesta di nuovi bit-coins è in forte crescita ed è possibile che crescerà più che proporzionalmente della sua offerta, facendo crescere il “prezzo” dei bit-coins (come per ogni bene od altra “cosa” che ha poca offerta e molta domanda). All’avvicinarsi della data fatidica di esaurimento di nuovi bit-coins il loro valore crescerà.
Che cosa succederà alla fine? Portatevi una pila se restate senza cerini per accendere la candela a qualche santo.
Questo Sodo caustico è stato suggerito da Gianni, il mitico John Towers, che ringraziamo e con cui condividiamo la firma.