Nel 2011, la Vigilanza di Banca d’Italia chiese di “riconsiderare la numerosità dei membri del board (delle banche italiane, ndr) e, ove opportuno, ridurla per evitare composizioni pletoriche”. All’invito, le banche italiane (come indica il Report su 43 istituti) hanno risposto aumentando il numero medio dei consiglieri a 13 (15,4 media nelle grandi banche, 6,7 nelle banche piccole); l’età media dei consiglieri è 60,4 anni, che restano in carica 6,2 anni; il 38% dei consiglieri accumula 5 cariche, il 93% dei consiglieri è uomo. Scarsi gli approfondimenti sulla adeguatezza della professionalità dei consiglieri “rispetto ai profili di rischio cui la banca è esposta”; “le modalità di valutazione dei consiglieri sono prevalentemente formali, limitate ad una mera verifica dei requisiti minimi di legge, e non sempre assicurano l’adeguata composizione dei board” rispetto alle competenze necessarie; ma non basta: “la presenza di profili di inopportunità di nomina – condanne penali per reati finanziari, situazioni amministrative anche interdittive o coinvolgimenti in procedure fallimentari – non è adeguatamente valutata né sotto il profilo della competenza professionale né della reputazione”. Le banche italiane godono di poco credito presso Banca d’Italia; come possono, a loro volta, erogare buoni crediti?