Il Think Tank Bruegel ha immaginato che cosa potrebbe accadere nel caso l’euro soffrisse un shock commerciale causato da una crescita delle esportazione fuori-UE, a discapito dei flussi intra-UE che oggi sono ancora la parte del leone di flussi commerciali (appenasotto il 50% per Italia e Germania). Sino al 2000 Europa e USA contavano per il 65% del PIL mondiale col Giappone al 10% e la Cina al 3%; la crescita tumultuosa dei BRIC e l’ingresso della Cina nel WTO ha cambiato tutto: la Cina in 10 anni balza di 5 punti, il Giappone scende di 4, la UE di 1 e gli USA di 9; grazie ad un +23,2% annuo nelle esportazioni, la Cina supera UK, Giappone, Germania. Se questo trend continuasse, che mondo avremmo nel 2020? L’Europa, ancora oggi il maggior mercato al mondo con il 33% dei flussi commerciali, scenderebbe al 25%, con la Cina ad una incollatura, più indietro USA e paesi emergenti. L’Europa sarebbe sconvolta dallo spostamento dei flussi commerciali dei suoi membri fuori dai confini continentali (nello scenario immaginato, Germania e Francia avrebbero come principale mercato di esportazione la Cina) che andrebbero contro la logica che ha fatto nascere una moneta unica, creata per stabilizzare il flusso degli scambi intra-comunitari in un mercato unico, con una moneta unica, con sistemi tendenzialmente allineati e convergenti. Ma se i paesi guardano più “fuori” che “dentro”, diminuiranno i vantaggi di una moneta unica? E per contro aumenterà l’esposizione a shocks commerciali, dovuti a ragioni di prodotto, costo del prodotto, tecnologia, lavoro? La sfida sarà anche sulla capacità di governare questo (possibile) cambiamento strutturale facendolo coesistere con la spinta alla integrazione politica, sociale, economica per superare le divergenze esistenti. Uno scenario dove singoli paesi come Italia (che oggi ha una economia pari ad ¼ di quella cinese, destinata a scendere) e UK, per restare in Europa, fossero meno “pesanti” sullo scacchiere dei commerci potrebbe imporre una accelerazione verso l’integrazione? Od avrebbe una spinta avversa di conservazione e “ritirata” in ambiti nazionali? Uno stimolo in più per far buon uso della fantasia italiana nel prossimo semestre europeo.
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