L’innovazione è il seme dello sviluppo industriale ed economico: l’Italia perde terreno sul fronte dei brevetti depositati, scivolando fuori dalla “top 10”. Le richieste di brevetti ricevute dall’European Patent Office nel 2013 sono cresciute dell’1,8% nel 2013 a 265.690: al primo posto gli USA (64.967 richieste) seguiti da Giappone (52.437), Germania (32.022), Cina (22.292),Corea del Sud (16.857); Italia undicesima con 4.663 (-2,7% rispetto a 2012). La Svizzera guida la classifica dei brevetti per abitante con 832 domande ogni milione di abitanti; l’Italia è ferma a 60 domande per milione di abitanti in 18esima posizione (la media è 129 domande per milione di abitanti): “cartina di tornasole” della ridotta capacità innovativa del Belpaese e dell’insufficiente enfasi su istruzione, formazione, specializzazione del sistema-paese. Le imprese italiane più attive nella richiesta di brevetti sono la Lyondellbasell (prodotti petroliferi) ed Indesit con 62 richieste ciascuna, Solvay (53), Tetra Laval (imballaggi: 48), Chiesi farmaceutica (42), Pirelli (41). Sul podio Samsung (2.833), Siemens (1.974), Philips (1.839). Le tecnologie non sono “fluent” con l’italiano.
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Una risposta su “Sodo caustico. Il brevetto perduto.”
Ottimo articolo.