La riforma costituzionale varata dal governo, per i “costi politici regionali”, prevede una regola semplice: nessuno potrà guadagnare più del sindaco del capoluogo. Ma il diavolo, notoriamente, si annida nei dettagli: nella bozza del 12 marzo 2014 il tetto era previsto per gli “emolumenti complessivamente spettanti” a presidente/governatore, assessori, consiglieri, la versione approvata “distrattamente” parla solo di “emolumenti”. Le buste-paga dei politici regionali si compongono di 2 parti: indennità di carica (o funzione) e rimborsi, andando a comporre una cifra che dopo la “cura-Monti” non può superare gli 11.100 euro mensili per i consiglieri ed i 13.800 euro mensili i governatori. Un tetto agli “emolumenti complessivamente spettanti” (bozza di marzo) si sarebbe applicato anche ai “rimborsi”, che invece potrebbero essere esenti dal tetto (versione approvata). Le differenze non sarebbero da poco: in Lombardia, il sindaco di Milano ha una indennità di 7.774 euro mensili, mentre il governatore, al momento, incassa una indennità (tassata) di 9.027 euro più rimborsi (esenti) di 4.218 euro per totali 13.245 euro mensili; il governatore – con il taglio come da bozza originale – dovrebbe rinunciare a 5.471 euro al mese (il 41,3% del totale) mentre nella versione approvata il taglio si ridurrebbe a 1.253 euro al mese (il 13,9% del totale). Tutto – “more solito” – dipenderà dall’attuazione, il termine asettico e tecnico su cui tutto si arena, nell’indifferenza (quasi) generale.
Mese: aprile 2014
L’aurea mediocritas sarebbe negativa anche da un punto di vista politico. Nel caso di posizioni di gestione importanti il limite dei tre mandati non riflette solo una questione di efficienza economica, ma anche valutazioni che riguardano un importante limite alla concentrazione del potere politico. Nell’ex Stato padrone molti capiazienda controllavano i politici e non viceversa. Per evitare lo strapotere politico di chi dovrebbe essere responsabile di fronte alla politica, è necessario un limite dei tre mandati, a meno che i risultati siano tali da giustificare la conferma nell’incarico anche perché i risultati devono comunque fare premio su tutto.
Sia in Italia che all’estero il nuovo premier si è distinto per il suo linguaggio franco e le sua volontà di fare scelte chiare, non di compromesso. Se il governo Renzi ritiene che alcuni AD abbiano fatto talmente bene da giustificare un superamento del limite dei tre mandati, se ne prenda tutta la resposabilità e li rinnovi nei rispettivi ruoli spiegando al Paese le motivazioni della scelta. Non cerchi compromessi democristiani e operi le sue scelte secondo criteri che garantiscano una governance chiara. Se non facesse ciò da leader della rottamazione rischierebbe di diventare il premier del riciclo.
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Le Privatizzazioni della Nuova Zelanda
Iniziata una ampia campagna di privatizzazioni nel settore delle utilities, il governo neozelandese ha imparato a proprie spese quanto possa essere difficile fare la mossa giusta al prezzo giusto. La prima mossa fu la vendita del 49% di Mighty River Power (produzione e distribuzione di energia geotermale), valutata fra 3,7 e 3,8 miliardi di NZ$ e prezzata 2,50 NZ$ ad azione: oggi il titolo viaggia al 20% sotto il prezzo di quotazione. La seconda operazione ha coinvolto il 49% di Meridian Energy (energia eolica), nell’ottobre 2013: la società aveva un valore contabile di 4,7 miliardi, e la sua quotazione è avvenuta ad un valore di 1,50 NZ$ per azioni, prevedendone il pagamento al 60% al momento della quotazione ed al 40% dopo 18 mesi, secondo uno schema popolare in Australia e non replicato in Nuova Zelanda dal 1990. Una mossa che ha attirato molti investitori, peccato che il titolo sia sceso al 90% del valore di quotazione.
La saggezza viene spesso in soccorso di chi ha buone intenzioni: la prossima privatizzazione interesserà il 49% di Genesis Energy (provider di energia elettrica), la cui azione sarà più prudentemente prezzata fra 1,35 e 1,65 NZ$, con la previsione di ricevere 1 azione gratis ogni 15 acquistate se l’investimento verrà detenuto per almeno 1 anno (col limite di 2.000 azioni, per favorire l’investitore privato). Modus est in rebus: bene privatizzare, meglio se lo schema di quotazione è a vantaggio di chi investe, e con le dovute attenzioni (anche di favore per l’investitore di minoranza) laddove la maggioranza resta nelle mani dello Stato.
Con un tempismo quasi sospetto se non fosse per l’ormai ovvia capacità di Liberiamo d’intercettare
momenti e temi della nostra società, Vi proponiamo il primo incontro del 2014, mantenendo fede agli impegni presi
con gli Associati e con gli Italiani in genere (senza aver fatto firmare contratti farlocchi e senza slide).
PROCESSO ALLE PROVINCE
Riforma del capitolo V della costituzione e abolizione delle province: quali effetti sul contenimento dei costi della politica?
Scelta giusta o pura demagogia?
In un dibattito pubblico
BRUNO DAPEI – SILVIO BOCCALATTE
analizzeranno la situazione e ci aiuteranno a capire:
1) se questa scelta avrà il giusto impatto sulle spese;
2) quale sia il corretto livello di decentramento amministrativo tra comuni e stato centrale.
Martedì 29 aprile 2014, alle ore 20:30
>> ACCESSO LIBERO <<
Palazzo Isimbardi,
Sala del Consiglio provinciale di Milano
Corso Monforte, 35 – MILANO
Locandina 29 04 2014 Province ! E distribuiscila agli amici ed a chi pensi possa interessare.