I 147 i paesi che parteciperanno ad Expo 2015 a Milano-Rho confidano nel “genio italico”: ad un anno dalla apertura ufficiale devono ancora essere perfezionati i lavori di ripulitura dei siti (fatti all’80%) e completamento della piastra, fatta al 40% (siti e piastra consegnate da oltre 1 anno alle imprese che devono effettuare i lavori), devono essere realizzati i 60 padiglioni, i 9 “cluster” tematici, strade, passerelle, strutture permanenti; uno dei progetti-simbolo, le vie d’acqua, ha avuto una battuta di arresto causata dalla opposizione di comitati ambientalisti che hanno causato un ritardo di 3-4 mesi sulla tabella di marcia, che farà prevedibilmente slittare la realizzazione, comunque ridotta nel disegno finale, a dopo l’appuntamento con maggio 2015.
Altri compromessi non sembrano possibili, ad avviso di Expo; la fase che sta iniziando è la più delicata: preparazione terreno, cantieri da aprire a cura dei general contractors, ingresso ed uscita materiali, lavori che si sovrappongono, gestione di migliaia di operai. Dall’altra parte della città, a Linate, la stazione di MM 4 non sarà pronta per l’appuntamento.
Il “genio italico” è sempre messo a dura prova e dovrà anche tirar fuori il classico coniglio dal cappello, recuperando 60 milioni di euro necessari per “chiudere” il bilancio a fine maggio 2014: chiedere allo stato è lecito, rispondere non sarà solo questione di cortesia.
Ma non c’è solo l’Expo: le infrastrutture latitano. Su 11 infrastrutture strategiche legate al progetto Expo 2015, 5 di esse sono in “alto mare”; circa il 40% delle opere programmate non saranno realizzate.
Si tratta della strada Rho-Monza, della MM 4 di Milano, delle “vie d’acqua” milanesi, della tramvia Milano-Seregno, della autostrada regionale Pedemontana. Le opere che non potranno avere l’onore del classico “taglio del nastro” non hanno tutte la stessa rilevanza, ma tutte hanno un significato simbolico: la MM 4 è una opera fondamentale della città poiché sarebbe destinata a collegare la parte Sud di Milano sulla direttrice Est-Ovest (da Linate a Rho), migliorando la viabilità cittadina; ma non saranno aperti nemmeno i cantieri per le 2 fermate minime pensate per Expo e che avrebbero collegato l’aeroporto di Linate alla stazione Forlanini, da dove i visitatori avrebbero preso il passante ferroviario per poi collegarsi alla rete MM; vaga tempistica italo-milanese del crono-programma: il comune meneghino spinge per far inserire nel decreto Destinazione Italia (che doveva essere operativo già dal terzo trimestre 2013) un emendamento che consenta di posticipare a dopo il 30 giugno 2014 sia la firma del piano finanziario con le banche — ancora da definire e per il quale le banche hanno chiesto più tempo per meglio valutare affidamenti per 500 milioni — che l’erogazione di ulteriori 170 milioni previsti nella legge-Expo, e nel frattempo partire coi lavori (comunque non attivabili prima del terzo trimestre 2014). Il Ministero per le Infrastrutture sembra orientato ad estendere i tempi dell’iter burocratico “non oltre 72 mesi dopo” l’inaugurazione dell’Expo. Destinazione Binario Morto.
La strada Rho-Monza, meno di 10 km al costo previsto di 200 milioni (ben 20 milioni al km su un tratto che più piano non si può…) sarebbe destinata ad incanalare il traffico diretto ad Expo da Nord-Ovest, ma ha trovato forti opposizioni dalle amministrazioni dei comuni che dovrebbero esserne attraversati, ha visto il ritardo nella concessione della Valutazione di Impatto Ambientale da parte del MinAmbiente, una richiesta di chiarimento al tavolo con gli enti locali, una proposta dell’Assessorato Regione Lombardia di ripresa dei lavori originali, fatta salva la perdurante incertezza sulle fonti di finanziamento dell’opera.
Le vie d’acqua, secondo il progetto originale, avevano lo scopo di assicurare l’irrigazione del sito a Rho, grazie ad un canale d’acqua che partendo dal canale Villoresi a Milano doveva proseguire verso Sud alimentando la storica Darsena di Milano, attraversando i principali parchi cittadini, originariamente immaginando in canale navigabile poi ridotto ad un canale circondato da piste ciclabili; sul tratto Sud lungo 12 km i cantieri sono stati bloccati sull’onda dell’opposizione del comitato “No canal”; con i ritardi accumulati, l’opera sarà parziale e limitata alla parte Nord.
L’opera più costosa, la Pedemontana (5 miliardi di costo), 70 km, vedrà l’apertura di un solo cantiere per il primo lotto, ed attenderà, con l’usuale pazienza italica, ma senza il supporto del solido pragmatismo lombardo (che sembra offuscatoi), il completamento della struttura di finanziamento, oggi ferma a 1,7 miliardi.