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Sodo Caustico

Sodo caustico. Quando i tassi sono da Usura?

 

La Corte d’Appello di Milano ha deliberato che il costo del premio assicurativo è parte del costo complessivo applicato sui finanziamenti, e quindi si somma al tasso di interesse passivo pagato ed agli altri costi sopportati, e che è irrilevante appurare se la polizza assicurativa sia obbligatoria o facoltativa, contrattualmente, aggiungendo che è irrilevante far riferimento alle istruzioni di Banca d’Italia, non essendo queste fonte normativa e quindi non vincolanti per il giudice. Quando il totale dei costi sostenuti supera il tasso di usura, il prestito è da considerarsi usuraio; ma come funziona la determinazione del tasso di usura? Esso viene stabilito trimestralmente (art. 2 della Legge n° 108 del 7 marzo 1996, come modificato dal D.L. 70/2011), e non può essere superiore al 25% del tasso effettivo globale medio registrato nel trimestre precedente a cui si aggiunge un margine di ulteriori 4 punti percentuali. La differenza tra il limite e il tasso medio non può superare gli 8 punti percentuali.

Ad esempio, per il periodo dal 1 aprile al 30 giugno 2014 i tassi per i mutui assistiti da garanzia ipotecaria hanno come “tassi medi” il 5,17% per i mutui a tasso fisso ed il 3,73% per quelli a tasso variabile, con i “tassi soglia di usura” rispettivamente del 10,4625% (fisso) e 8,6625% (variabile) La Suprema Corte (9 gennaio 2013, sentenza n° 350/2013) ha affermato che per classificare un tasso come usurario vanno considerati anche gli interessi di mora inseriti in un contratto di finanziamento, anche se concretamente il rapporto non è mai andato in mora; con due sentenze gemelle (n° 602-603/2013) la Cassazione è intervenuta ancora dichiarando che i tassi possono divenire usurari anche nel corso di un rapporto di finanziamento (la cosiddetta usura sopravvenuta), non solo nel momento in cui sono pattuiti (usura originaria o preventiva). Il tasso può diventare quindi usuraio nel corso della vita del finanziamento semplicemente in funzione delle mutate condizioni di mercato. In più, considerando anche interessi di mora, penali e altre spese, diventa sempre più concreta la possibilità di aver sottoscritto anche nel recente passato dei finanziamenti che oltrepassavano il tasso soglia già al momento della stipula (usura originaria).

 

(Per gentile concessione dell’autore, riprendiamo l’articolo apparso su http://www.smartweek.it e http://www.italiaperta.it)

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Sodo Caustico

Sodo caustico. Non profit, ma intraprendenti.

Le 301.191 istituzioni non profit italiane rilevate nel 2011 (ultimo dato disponibile Istat) con il 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi rappresentano il 6,4 per cento delle realtà attive in Italia.

Presso tali istituzioni operano 681 mila addetti e oltre 4,7 milioni di volontari (pari a 115 addetti e 801 volontari ogni 10 mila abitanti); la dimensione media è pari a 2,3 addetti e 15,8 volontari.

Il settore risulta il più dinamico dell’ultimo decennio, e dal 2001 ha fatto registrare una crescita ( 28,0 per cento in termini di unità e 39,4 per cento in termini di addetti) superiore al dato del sistema imprenditoriale (rispettivamente +8,4 e +4,5 per cento).

Rilevante anche la crescita del numero di volontari (43,5 per cento).

Rapportando il numero di istituzioni alla popolazione residente, si conferma la maggiore diffusione del settore non profit nel Nord-est (con 64,9 istituzioni ogni 10 mila abitanti). Il rapporto è elevato anche nel Centro (55,8) e nel Nord-ovest (52,6), mentre è più contenuto nelle Isole (44,4) e nel Sud (35,7). La Valle d’Aosta è la regione che presenta il rapporto più elevato, con 104,0 istituzioni ogni 10 mila abitanti.

La presenza di istituzioni non profit è nettamente superiore alla media nazionale nelle provincie autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente 102,3 e 97,6 istituzioni non profit per 10 mila abitanti), in Friuli-Venezia Giulia (82,1), Umbria (70,7), Marche (69,3) e Toscana (65,1).

Le aree che presentano una maggiore diffusione di istituzioni non profit registrano anche un maggiore densità di risorse umane impiegate nel settore rispetto alla popolazione residente.

Il settore di attività nel quale si concentra il maggior numero di istituzioni è l’area Cultura, sport e ricreazione, con oltre 195 mila istituzioni, pari al 65,0 per cento del totale nazionale. L’Assistenza sociale e protezione civile, con 25 mila istituzioni (pari all’8,3 per cento del totale), si distingue come secondo ambito di attività prevalente, seguito dai settori Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (5,4 per cento), Istruzione e ricerca (5,2 per cento) e Sanità (3,6 per cento). I restanti settori raccolgono il 12,5 per cento delle istituzioni non profit. In termini di dimensione media, il settore della Sanità risulta il più ampio, con circa 14,5 addetti e 30,8 volontari per istituzione.