Da una lettera scritta il 4 novembre 1951 da don Sturzo:
«Oggi si è arrivati all’assurdo di voler eliminare il rischio per attenuare le responsabilità fino ad annullarle (…). Gli amministratori degli enti statali sanno in partenza che se occorrono prestiti, garantisce lo stato. Se occorre lavoro, dovrà trovarlo lo stato. Se si avranno perdite, si ricorre allo stato. Se si produce male, ripara lo stato. Se non si conclude un granché, i prezzi li mantiene alti lo stato. Dov’è il rischio? Svaporato. E la responsabilità? Svanita. E l’economia? Compromessa. In Italia oggi solo le aziende dei poveri diavoli possono fallire. Le altre sono degne di salvataggio. Il rischio è coperto in partenza, anche per le aziende che non sono statali, ma che hanno avuto gli appoggi dello stato. In un paese dove la classe politica va divenendo impiegatizia, dove la classe economica si statalizza, dove molti lavoratori passano alle dipendenze dirette o indirette dello Stato, non solo va a morire la libertà economica, ma viene messa in pericolo la libertà politica».
(L.Sturzo, Libertà economica e interventismo statale, Ora a cura di G. Palladino, L. Sturzo, Il pensiero economico, Il sole 24 ORE, Milano 2009, p.75).