Splendore e bellezza dei luoghi turistici italiani da soli non attraggono i flussi di visitatori internazionali e, soprattutto, non aiutano, anzi, a far tornare i turisti in Italia una seconda e/o terza volta.
Intervistando, nei primi 3 mesi del 2014, un campione di clienti che ha visitato l’Italia nell’ultimo anno è emersa una situazione critica del Belpaese.
Al primo posto tra i principali elementi critici la paura di essere rapinati, dovuta alla percezione di poca sicurezza e alla scarsa presenza di forze dell’ordine nei pressi delle principali attrazioni turistiche, come testimoniano il 30% degli intervistati.
Al secondo posto c’è la scarsa disciplina degli automobilisti e la disattenzione di pedoni e ciclisti, seguita dal forte degrado dei monumenti e dalla percezione di disordine e incuria intorno a essi, soprattutto a causa della presenza massiccia di ambulanti e venditori abusivi.
Il 10% degli intervistati manifesta difficoltà a comunicare con i responsabili della sicurezza cittadina, lamentando la scarsa conoscenza delle lingue straniere (e dell’inglese soprattutto) da parte di vigili e forze dell’ordine, creando nel turista una percezione di smarrimento e insicurezza, abbandonato a se stesso proprio nei momenti di difficoltà.
Il 7% lamenta, invece, soprattutto nelle grandi città, uno scarso decoro urbano e un elevato livello di sporcizia, mentre il 6% avverte una grande differenza tra la gestione comunale del centro città rispetto alle periferie. In percentuali più ridotte (5% e 3%) gli stranieri indicano disagi sulla rete di trasporti urbani e segnalano il caro tariffe di ristoranti e bar soprattutto nei centri storici.
Alla domanda rivolta agli intervistati sulle future intenzioni di far ritorno in Italia in base all’esperienza di viaggio avuta, il 10% di essi ha risposto di non considerare probabile una seconda visita proprio a causa dei suddetti fattori di negatività.
Fra i 47 milioni di turisti che hanno visitato l’Italia nel 2013, si sono rivelati particolarmente sensibili alla sicurezza gli americani e i francesi: rispettivamente il 17% e il 15% hanno risposto che, se dovessero scegliere, di sicuro non farebbero ritorno nel nostro Paese.
Occorre passare dall’ “one-time tourism” all’ “one more time tourism”.
(articolo pubblicato su http://www.smartweek.it il 29.6.2014 e qui riprodotto per gentile concessione dell’autore)