Iniziamo con una breve descrizione di che cosa è la FIFA, l’associazione delle 209 federazioni nazionali di calcio che ha sede a Zurigo: per la legge svizzera è una organizzazione “non profit” i cui utili sono esenti da tassazione.
Negli anni la FIFA ha accumulato un tesoretto, esente da tasse, che ammonta a 1.400 milioni di dollari; i dati dell’esercizio 2013 mostrano un fatturato di 1,400 milioni di dollari ed un utile di 72 milioni; ma gli anni importanti sono quelli in cui si svolgono i campionati mondiali, quando la voce dei ricavi “schizza” grazie ai diritti televisivi: 1,200 milioni nell’anno dei mondiali in Germania (2006), 1,800 milioni nell’anno del Sudafrica (2010) con un +50%, sino a 2,300 milioni per i mondiali 2014 in Brasile, con +28% sul 2010.
Ogni anno la FIFA spende oltre 240 milioni per mantenere la propria struttura, meno di 180 milioni per promuovere il calcio nel mondo, 340 milioni destinati alle squadre che partecipano alle competizioni.
Una struttura poco trasparente, gestita da una gerontocrazia elevata a sistema, sostenuta dalle federazioni nazionali (anch’esse altrettanto opache, ma in compenso molto meno ricche), che ha sede in un paese che ne consente una totale esenzione fiscale sugli utili, e siede su una liquidità debordante.
C’è molto da rivedere, direbbe un tifoso della libertà economiche.
In Europa, dal 1996, il mondo del pallone ha fatto segnare tanti frombolieri dai nomi vivaci o familiari, ed anche tanti record: il fatturato dei 5 principali campionati europei è cresciuto, su base annua, fra il 12,8% ed il 22,2%, con alcune rilevanti evidenze: peso di sponsor, diritti TV e incassi da biglietti allo stadio; variazioni nella classifica fra i vari campionati.
Per questa ultima classifica, gli inglesi tengono saldamente il primo posto, con 2.946 milioni di euro di incassi totali nel campionato 2011-2012 (l’ultimo per cui vi sono dati comparabili) con un + 20,6% annuo; i tedeschi scalano posizioni dal quarto posto al secondo posto con 2.018 milioni di fatturato (+ 22,2% annuo), seguiti da Liga con 1.859 milioni (+15,9%) che mantiene il terzo posto; l’Italia passa dal secondo al quarto posto con 1.682 milioni (+12,8%), e la Ligue 1 segue con 1.297 milioni (facendo un + 21,4% annuo).
La ripartizione fra i vari “contributors” ai ricavi riserva sorprese: i diritti TV ormai la fanno da padrone, con percentuali oscillanti fra il 30,7% del totale ricavi in Germania al 59% dell’Italia, dove senza TV il pallone sarebbe in autogol: gli incassi al botteghino sono costantemente diminuiti in Italia, ora al 10,9% dei ricavi, mentre sono aumentati in Premier inglese (23% dei ricavi) e Germania (23,2%), dove gli stadi presentano tassi di occupazione del 90% (come in Inghilterra) contro il 74% in Spagna ed il 51% in Italia.
La capacità tedesca di attrarre sponsor e fare merchandise è proverbiale: queste 2 voci rappresentano il 46% dei ricavi, contro il 30,1% dell’Italia, il 29,7% inglese, il 30% della Spagna.
In queste classifiche “pesa” la maggiore competitività dei club più ricchi: il Manchester United svetta con 127 milioni di euro di incassi, seguito da Real Madrid con 119 milioni, Barcellona con 117 milioni, Arsenal con 108 milioni, Bayern Monaco con 87 milioni; la prima italiana è la Juventus (unica società di prima fascia proprietaria dello stadio) con 38 milioni.
Vincere nel calcio non è solo importante: sembra essere l’unica cosa che conta.
Ancora interessati a che cosa succede nel calcio italiano? Assegnati i diritti televisivi per la trasmissione delle partite di Serie A; eliminato dal mondiale brasiliano, il calcio italiano si auto-compiace, grazie all’assegnazione a valori record della trasmissione delle partite della massima serie: mentre sulla base dei contratti in essere per i campionati 2012-2013, 2013-2014 e 2014-2015 la Lega, e quindi le squadre, ha incassato, e incasserà, 838 milioni l’anno (tutte le partite sia sul digitale che su satellite), la firma appena apposta farà salire i diritti del 12,8% a 945 milioni per i 3 campionati successivi (sino al 2017-2018).
I contendenti Sky e Mediaset si sono spartiti i relativi diritti, dopo le usuali scaramucce: la libera competizione sembra non albergare a bordo-campo, quando la torta da spartirsi è ghiotta, ricca e può essere ben divisa solo fra 2 (pseudo) concorrenti.
Comunque un grande bottino per la Lega e le squadre di “prima fascia” (le solite note che si divideranno, a loro volta, la fetta più grossa e ricca di vitamine necessarie per tenere in piedi il giocattolo-calcio), che andrà ad incrementarsi con l’assegnazione dei diritti internazionali (stima 120 milioni), Coppa Italia e Supercoppa (stima 25 milioni).
Un mare di denaro che inonderà un calcio sempre dato per malato grave, ma che sopravvive alle (incerte e modeste) cure di rianimazione.
Valori importanti, ma ancora lontani da quanto incassa annualmente Premier League britannica (1,800 milioni), e superiori a Bundensliga (628 milioni), con la Ligue 1 francese in rapida salita (600 milioni).
L’incasso val bene un Mondiale, e pazienza per libero mercato e libera concorrenza …