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Liberiamo!

Voci d’altri tempi

Sarà anche opportuno quietare lo slancio dell’ideologia, essere pragmatici, flessibili. Come dicono alcuni saggi maestri, dobbiamo essere più condiscendenti, comprendere, perdonare gli errori.

In questo atteggiamento buonista, fatichiamo quindi a scegliere. Siamo però facilitati da una linea politica piuttosto chiara, che spesso viene ribadita in FARE.

Noi ci dobbiamo schierare, da una parte o dall’altra. Dobbiamo sostenere una posizione e una parte della popolazione, cioè coloro a cui è negato l’ascensore sociale, quelli che non hanno privilegi, che si vedono scavalcare nei concorsi, che vedono negato il merito e le competenze. Dobbiamo favorire l’allargamento della sfera privata, il ruolo dell’iniziativa individuale rispetto all’azione pubblica.

Nel panorama politico italiano, l’elefantiasi dell’apparato pubblico non gode di buona stampa. Vi sono certamente nicchie di pensiero che auspicano il ritorno ad un ruolo statale fortissimo, come fu nel Ventennio o all’epoca d’oro delle partecipazioni statali: nell’estrema destra, ma anche in reperti della Democrazia cristiana, ancora vivaci in alcune aree del centro italia.

Li si trova in alcuni epigoni dell’UDC, che aveva un importante bacino nei funzionari della pubblica amministrazione centrale, a Roma in particolare. Una pubblica amministrazione d’altri tempi, di parrocchia e scartoffie, che resiste ma si è anche persa un po’ nel tempo e nei ricambi generazionali, dai tempi di “Un borghese piccolo piccolo” di Alberto Sordi.

Nel programma per il 2013 di una costola dell’UDC, guidata da Mario Baccini, con il nome di Cristiano popolari, si legge ancora e con chiarezza un’intera cultura della difesa della corporazione dell’amministrazione centrale degli anni Sessanta. Una visione vecchissima, ma anche con un fondamento “regionale”, perché concentrata sull’elettorato potenziale di Roma e del Lazio, con un occhio rivolto a sud.

Una visione culturale da trapassato remoto, e che pure occupa ancora un ruolo, che non fa bene alla stessa Roma e certamente non aiuta il Paese.

Una visione che auspica … “l’ azzeramento di ogni forma di privatizzazione, nell’ottica prioritaria di riaffermare la centralità assoluta dello Stato”, che ci riporta alle Partecipazioni statali, ad un’altra epoca, al Ventennio, al comunismo statalista, a pezzi di storia nazionale a cui non si può e non si deve proprio ritornare.

Enrico Martial

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